giovedì 28 marzo 2013

La grande notizia - Relazione di Marco (tratta dall'omonimo libro di Francesco Lo Bue, ed. Claudiana)





E lì per lì di buon’ora allestirono un Concilio - i Prelati assieme ai decani e ai Teologi, e l’intiero Concistoro; e dopo avere ammanettato Giosuè, lo portarono via e lo consegnarono al Governatore d’Occupazione.

E l’interrogò il Governatore d’Occupazione: «Sei tu il“Re della Nazione”?».
E lui di rimando: «Sei tu che lo dici?», gli fa. E i Prelati lo denunciavano a gran forza. E daccapo il Governatore lo interrogava così: «E non rispondi niente? Guarda un po’ di che roba t’accusano!». Ma Giosuè non rispondeva più niente, tanto che si stupiva il Governatore.

Ma in occasione della festa lui gli metteva in libertà un detenuto: quello di cui loro gli facevano richiesta. E c’era quello detto “Figlio d’Iddio”, che stava incarcerato assieme ai ribelli: quei tali che nella rivolta avevano fatto un omicidio.

E la folla venne su e si mise a chiedere, come lui appunto gli faceva sempre. E il Governatore rispose loro così: «Volete che vi metta in libertà il “Re della Nazione”?». Conosceva difatti ch’era per odio che gliel’avevano consegnato i Prelati. Ma i Prelati aizzarono la folla, che semmai gli mettesse in libertà il “Figlio d’iddio”.
E il Governatore daccapo: «E che ne farò allora», gli faceva di rimando, «di quello che dite il “Re della Nazione”?». E loro daccapo a urlare: «Al patibolo!». «Che male ha dunque fatto?», gli faceva il Governatore. E loro a urlare a dismisura: «Al patibolo!».

E il Governatore, intendendo fare a modo della folla, gli mise in libertà il “Figlio d’iddio”; e Giosuè lo consegnò - dopo averlo staffilato perché fosse messo al patibolo.

E i soldati se lo portarono via dentro al «Palazzo» - cioè al Comando - e fanno l’adunata del reparto intiero. E gli mettono addosso una mantellina e gli applicano una ghirlanda - che avevano intrecciata - di spine. E si misero a fargli il saluto: «Salute, “Re della Nazione”!». E gli picchiavano la testa con una canna, e gli sputavano addosso, e piegando il ginocchio gli facevano riverenza. E quando l’ebbero sbeffeggiato, gli levarono di dosso la mantellina e gli misero addosso i suoi vestiti. Poi lo portarono fuori per metterlo al patibolo.

E precettano un tale che passava - Simone di Cirene che se ne veniva di campagna: il padre di Alessandro e di Rufo per reggergli il patibolo di lui. E lo portarono in località Golgothà, che tradotto sarebbe: località del Teschio. E gli davano vino drogato, che lui però non ne prese.
E lo mettono al patibolo e si spartiscono i vestiti (di lui), tirandoseli a sorte, cos’avessero a prendersi, e chi. Ed erano le nove, e lo tirano sul patibolo.
E la dicitura della sua motivazione era segnata:
II «RE DELLA NAZIONE».

E con lui mettono al patibolo due briganti, uno a destra e uno a manca di lui. E si attuò quella Scrittura Sacra che dice:

fino tra i fuorilegge è stato calcolato.

E quelli che transitavano gli imprecavano scuotendo la testa e dicendo: «Beh! tu che demolisci il santuario e in tre giorni lo costruisci, salvati la tua pelle venendotene giù dal patibolo!». Alla stessa maniera pure i Prelati, sbeffeggiando gli uni con gli altri, dicevano assieme ai Teologi: «Altri, li hai salvati; se stesso, non riesce a salvarsi! Il “Prescelto”, “Re del Popolo”, se ne venga giù adesso dal patibolo, che noi si veda e si creda!». Fin quelli ch’erano stati messi al patibolo con lui l’insultavano.

E come si fece mezzogiorno, per l’intiero paese si fece buio fino alle tre. E alle tre gridò - Giosuè - a gran voce: «Elohì, Elohì! lamàh sc’baqtanì» (che tradotto, sarebbe: «Dio mio, Dio mio! a che m’hai abbandonato!»). E certuni dei circostanti, a sentirlo, dicevano: «Toh! chiama “Elia”!».

E, di corsa, uno inzuppò d’aceto una spugna e l’applicò a una canna e gli dava da bere, dicendo: «Lasciate! Vediamo se viene Elia a tirarlo giù!». Ma Giosuè diede una gran voce e spirò.

E il tabernacolo del Santissimo si spaccò in due, da cima a fondo. E come vide - il comandante del plotone che stava dirimpetto a lui - che lui era spirato a quel modo: «Davvero», fece, «che quest’uomo era un figlio d’Iddio !». E c’erano pure delle donne a osservare da lontano, tra le quali pure la Maria di Torre, e la Maria madre di Giacomo il Piccolo e di Giuseppe, e Salomè, che, quand’ era nella Periferia, lo seguitavano e gli accudivano; e parecchie altre ch’erano salite con lui alla Capitale.

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