E
lì per lì di buon’ora allestirono un Concilio - i Prelati assieme
ai decani e ai Teologi, e l’intiero Concistoro; e dopo avere
ammanettato Giosuè, lo portarono via e lo consegnarono al
Governatore d’Occupazione.
E
l’interrogò il Governatore d’Occupazione: «Sei tu il“Re della
Nazione”?».
E
lui di rimando: «Sei tu che lo dici?», gli fa. E i Prelati lo
denunciavano a gran forza. E daccapo il Governatore lo interrogava
così: «E non rispondi niente? Guarda un po’ di che roba
t’accusano!». Ma Giosuè non rispondeva più niente, tanto che si
stupiva il Governatore.
Ma
in occasione della festa lui gli metteva in libertà un detenuto:
quello di cui loro gli facevano richiesta. E c’era quello detto
“Figlio d’Iddio”, che stava incarcerato assieme ai ribelli:
quei tali che nella rivolta avevano fatto un omicidio.
E
la folla venne su e si mise a chiedere, come lui appunto gli faceva
sempre. E il Governatore rispose loro così: «Volete che vi metta in
libertà il “Re della Nazione”?». Conosceva difatti ch’era per
odio che gliel’avevano consegnato i Prelati. Ma i Prelati aizzarono
la folla, che semmai gli mettesse in libertà il “Figlio d’iddio”.
E
il Governatore daccapo: «E che ne farò allora», gli faceva di
rimando, «di quello che dite il “Re della Nazione”?». E loro
daccapo a urlare: «Al patibolo!». «Che male ha dunque fatto?»,
gli faceva il Governatore. E loro a urlare a dismisura: «Al
patibolo!».
E
il Governatore, intendendo fare a modo della folla, gli mise in
libertà il “Figlio d’iddio”; e Giosuè lo consegnò - dopo
averlo staffilato perché fosse messo al patibolo.
E
i soldati se lo portarono via dentro al «Palazzo» - cioè al
Comando - e fanno l’adunata del reparto intiero. E gli mettono
addosso una mantellina e gli applicano una ghirlanda - che avevano
intrecciata - di spine. E si misero a fargli il saluto: «Salute, “Re
della Nazione”!». E gli picchiavano la testa con una canna, e gli
sputavano addosso, e piegando il ginocchio gli facevano riverenza. E
quando l’ebbero sbeffeggiato, gli levarono di dosso la mantellina e
gli misero addosso i suoi vestiti. Poi lo portarono fuori per
metterlo al patibolo.
E
precettano un tale che passava - Simone di Cirene che se ne veniva di
campagna: il padre di Alessandro e di Rufo per reggergli il patibolo
di lui. E lo portarono in località Golgothà, che tradotto sarebbe:
località del Teschio. E gli davano vino drogato, che lui però non
ne prese.
E
lo mettono al patibolo e si spartiscono i vestiti (di lui),
tirandoseli a sorte, cos’avessero a prendersi, e chi. Ed erano le
nove, e lo tirano sul patibolo.
E
la dicitura della sua motivazione era segnata:
II
«RE DELLA NAZIONE».
E
con lui mettono al patibolo due briganti, uno a destra e uno a manca
di lui. E si attuò quella Scrittura Sacra che dice:
fino
tra i fuorilegge è stato calcolato.
E
quelli che transitavano gli imprecavano scuotendo la testa e dicendo:
«Beh! tu che demolisci il santuario e in tre giorni lo costruisci,
salvati la tua pelle venendotene giù dal patibolo!». Alla stessa
maniera pure i Prelati, sbeffeggiando gli uni con gli altri, dicevano
assieme ai Teologi: «Altri, li hai salvati; se stesso, non riesce a
salvarsi! Il “Prescelto”, “Re del Popolo”, se ne venga giù
adesso dal patibolo, che noi si veda e si creda!». Fin quelli
ch’erano stati messi al patibolo con lui l’insultavano.
E
come si fece mezzogiorno, per l’intiero paese si fece buio fino
alle tre. E alle tre gridò - Giosuè - a gran voce: «Elohì, Elohì!
lamàh sc’baqtanì» (che tradotto, sarebbe: «Dio mio, Dio mio! a
che m’hai abbandonato!»). E certuni dei circostanti, a sentirlo,
dicevano: «Toh! chiama “Elia”!».
E,
di corsa, uno inzuppò d’aceto una spugna e l’applicò a una
canna e gli dava da bere, dicendo: «Lasciate! Vediamo se viene Elia
a tirarlo giù!». Ma Giosuè diede una gran voce e spirò.
E
il tabernacolo del Santissimo si spaccò in due, da cima a fondo. E
come vide - il comandante del plotone che stava dirimpetto a lui -
che lui era spirato a quel modo: «Davvero», fece, «che quest’uomo
era un figlio d’Iddio !». E c’erano pure delle donne a osservare
da lontano, tra le quali pure la Maria di Torre, e la Maria madre di
Giacomo il Piccolo e di Giuseppe, e Salomè, che, quand’ era nella
Periferia, lo seguitavano e gli accudivano; e parecchie altre
ch’erano salite con lui alla Capitale.
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