martedì 5 marzo 2013

Prolegomena, ovvero l'arte di iniziare dall'inizio

Una mansarda, molti libri di teologia (eppure, mai troppi!) , un giradischi che ora riproduce musica di Bach ora di John Coltrane, alcune vecchie foto, una macchina da scrivere...

...un luogo adatto per riflettere e scrivere, con una precisazione: è la vita che entra in questo luogo per interrogare il pensiero; non è però questo luogo che diviene una sorta di torre d'avorio da cui osservare tutto con apatico e razionale distacco.

Un luogo da cui pensare tenendo in vista la comunità degli uomini e delle donne: dal sottotetto le carte sparse, ogni tanto, si materializzano sullo schermo di un computer, per essere condivise, lette, criticate, considerate e quant'altro le parole possano suscitare.

Con chi tutto ciò? Con chiunque le voglia leggere e a sua volta iniziare un dialogo.

In che spirito? Quello che Karl Barth espresse a nome di tutti quelli che, addetti ai mestieri e non, fanno della teologia non solo una passione speculativa, ma un modo di vivere, di leggere la realtà, di sentire e agire. Un discorso in fondo che mette al centro non l'uomo, ma Dio, con tutti i limiti nostri e con un Dio comprensibile e al contempo sfuggente, non gestibile.

"Come teologi dobbiamo parlare di Dio, ma noi siamo uomini, e come tali non possiamo parlare di Dio. Dobbiamo essere coscienti di entrambe le condizioni, del nostro dovere e del nostro non potere, e proprio per questo rendere onore a Dio". 
(Karl Barth, La parola di Dio come compito della teologia, in  Le origini della teologia Dialettica, pag. 238, ed. Queriniana).


Teologia come dialogo e biografia, nell'incompletezza e nella parzialità del vedere umano, e per questo dunque, un riflettere autentico, in divenire: nello stupore e nella meraviglia, cantando, ringraziando.

Se queste pagine serviranno in qualche modo a chi legge, così come servono a chi scrive,
il compito di questo blog sarà adempiuto oltre ogni aspettativa.

Jonathan S. Benatti

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