lunedì 11 marzo 2013

Teologia in Vasto spazio - J. Moltmann in dialogo con Agostino e la vita



Che cosa amo quando amo Dio? 



Una sera lessi nelle Confessioni di Agostino, libro X, 6, 8: 


«Ma cosa amo quando amo te? Non la bellezza di un corpo, né le attrazioni della vita, né lo splendore della luce, amica di questi miei occhi, non le dolci melodie di un’infinita varietà di canti, né l’odore soave di fiori, unguenti e aromi; non la manna e il miele, né le membra gradevoli agli amplessi della carne: non è questo che amo quando amo il mio Dio. Esiste però una certa luce e una certa voce, un certo profumo e un certo cibo e un certo amplesso che amo quando amo il mio Dio: la luce, la voce, il profumo, il cibo, l’amplesso dell’uomo interiore che è in me, dove la mia anima è inondata dalla luce che lo spazio non contiene, dove c’è una musica che il tempo non afferra, dove c’è un profumo che il vento non disperde, dove c’è un sapore che la voracità non estingue, dove c’è un’unione che la sazietà non allenta. Questo io amo quando amo il mio Dio». 




E quella notte gli risposi: 



Quando amo Dio amo la bellezza dei corpi, il ritmo dei movimenti, lo splendore degli occhi, gli abbracci, i sentimenti, i profumi, i toni di questa colorata creazione. Tutto vorrei abbracciare, quando amo te, mio Dio, perché ti amo con tutti i miei sensi nelle creature del tuo amore. Tu mi attendi in tutte le cose che io incontro. 
 A lungo ti ho cercato dentro di me, mi sono nascosto nel guscio della mia anima e mi sono difeso con la corazza dell’inavvicinabilità; ma tu eri fuori di me e mi hai attratto dalla ristrettezza del mio cuore nel vasto spazio dell’amore per la vita. Così sono uscito da me stesso, ho trovato la mia anima nei miei sensi e ho scoperto quel che più mi appartiene negli altri. 


 L’esperienza di Dio approfondisce le esperienze della vita e non le riduce, perché risveglia la forza di dire incondizionatamente sì alla vita. Più amo Dio, più sono felice di esistere; più esisto pienamente e direttamente, più percepisco il Dio vivente, la fonte inesauribile della vita e la vitalità eterna.

(J. Moltmann - Vasto spazio, pagg. 422-423, ed. Queriniana)


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